Se c’è una cosa che l’uomo odia è andar per centri commerciali la domenica.
Domenica che sarebbe peraltro il giorno dedicato al riposo, al giornale, alle pantofole, al calcio. Forse allo sport. Forse al pranzo. Forse alla birretta pomeridiana con gli amici al bar.
Ma NON all’IKEA.
Contesto: folla spintonante, rincoglionimento totale di tutti i bipedi nel raggio di 20 km (la gente guarda gli scaffali e si dimentica di mettere in atto le normali procedure psicofisiologiche di controllo visuo-spaziale), nervosismo alle stelle, cose che non si trovano, nello scaffale 6, posto 5 fila 1 o 2 a seconda del colore). Gomitate, spintoni e sgambetti a pioggia. Rotture di maroni everywhere.
La cosa più bella di tutto ciò è che dopo un pomeriggio di sofferenze immani all’uomo rimangono 3 cose:
– un portasapone da 0.99 che la moglie ha deciso di prendere per lui;
– uno scontrino kilometrico che sotto recita la cifra “non fiscale” e sai che tu invece paghi le tasse e già ti girano;
– tutto da montare.
Che poi, se al danno giro Ikea, ci si aggiunge la beffa del montaggio, si subodora la grandissima fregata quando dopo aver pagato neanche così a buon prezzo materiale scadente, avere investito il resto della giornata a montare, districandosi tra improbabili disegni, ci si accorge anche della mancanza di una o più parti, che significa il dover tornare in fila aspettando la signora Maria che chiede il perché sul volantino costasse 3,99 € e lei quel portadentiera in legno di pino delle pianure svedesi l’avesse pagato 4.29 € per poi farsi dire che “no, dovrà fare richiesta tramite mail al customer center in antico aramaico e aspettare da 7 a 21 giorni la risposta per poi recarsi al magazzino a ritirare il pezzo mancante con scontrino al seguito e passaporto vidimato dalla moglie” ecco, allora la lampadina del “ne vale poi la pena” si accende.
Il nostro ovviamente vuole essere un resoconto simpatico e di parte del pomeriggio domenicale maschile.
Ma, per il bene della famiglia, siete sicuri che ne valga la pena?